È necessario riconsiderare il concetto di qualità, spesso abusato e indicato in analisi superficiali come la chiave per rilanciare l’agricoltura, adottando al suo posto il concetto di «valore d’uso». Soprattutto per le commodity, il termine qualità è infatti troppo generico e deve essere ridefinito come la capacità di una granaglia di essere trasformata in semilavorato o prodotto fi nito. In pratica va definito come valore d’uso, cioè la capacità di un bene di soddisfare un dato fabbisogno.
Un esempio di qualità espressa come valore d’uso è il...
Un esempio di qualità espressa come valore d’uso è il...
...contenuto proteico della granella di frumento a seconda che la destinazione finale sia la produzione di biscotti, cracker, pane, prodotti da forno lievitati, amido e glutine.
È la filiera che definisce il valore d’uso e che induce un continuo aggiornamento del suo signifi cato in relazione all’affermarsi di nuovi processi di trasformazione e di nuove esigenze. È ragionevole affermare che in un contesto di elevata competitività internazionale le produzioni nazionali debbano spiccare per qualità, ma occorre sottolineare che la qualità in campo è condizionata dalla genetica e dall’agrotecnica e non solo dall’ambiente.
Se questi 3 fattori non sono armonizzati, il valore d’uso è inadeguato e il processo che in Italia sta progressivamente trasformando molte commodity
in diverse «specialty» (cioè prodotti specializzati) si può arrestare.
Troppo spesso nell’adozione e applicazione dei vincoli agroambientali prima ricordati non c’è alcun riferimento alle ripercussioni della loro adozione sulle fi liere: è opportuno ricordare il caso del frumento duro o tenero biologico o da agricoltura integrata impiegato poi nella fi liera convenzionale e troppo spesso carente in glutine e a rischio di contaminazione da DON (deossinivalenolo).
È quindi necessario evidenziare ancora una volta che in un mercato aperto, dove la ricerca della materia prima di qualità è molto facilitata e il suo accesso è quasi sempre possibile, l’adozione di misure non coerenti può portare a perdite economiche rilevanti nel medio periodo.
È la filiera che definisce il valore d’uso e che induce un continuo aggiornamento del suo signifi cato in relazione all’affermarsi di nuovi processi di trasformazione e di nuove esigenze. È ragionevole affermare che in un contesto di elevata competitività internazionale le produzioni nazionali debbano spiccare per qualità, ma occorre sottolineare che la qualità in campo è condizionata dalla genetica e dall’agrotecnica e non solo dall’ambiente.
Se questi 3 fattori non sono armonizzati, il valore d’uso è inadeguato e il processo che in Italia sta progressivamente trasformando molte commodity
in diverse «specialty» (cioè prodotti specializzati) si può arrestare.
Troppo spesso nell’adozione e applicazione dei vincoli agroambientali prima ricordati non c’è alcun riferimento alle ripercussioni della loro adozione sulle fi liere: è opportuno ricordare il caso del frumento duro o tenero biologico o da agricoltura integrata impiegato poi nella fi liera convenzionale e troppo spesso carente in glutine e a rischio di contaminazione da DON (deossinivalenolo).
È quindi necessario evidenziare ancora una volta che in un mercato aperto, dove la ricerca della materia prima di qualità è molto facilitata e il suo accesso è quasi sempre possibile, l’adozione di misure non coerenti può portare a perdite economiche rilevanti nel medio periodo.
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