
«Inoltre questa coltura – prosegue Carli – richiede meno input produttivi e interventi agronomici rispetto al mais, che comunque nel lungo periodo ha sempre dimostrato di vincere sul piano della redditività».
Carli avverte però che le scelte fatte sull'onda dell’emotività possono anche essere controproducenti: «Per aziende poco strutturate la soia può presentare diverse difficoltà di ordine tecnico-logistico, in particolare al momento della raccolta; inoltre, abbiamo notato che spesso le aziende, credendo di risparmiare qualcosa, utilizzano seme non certificato, rischiando di bruciarsi con risultati produttivi molto lontani dalle aspettative». «Questi comportamenti, che in molti casi nascondono condotte commerciali illegali, mettono a repentaglio la qualità e la sicurezza della filiera produttiva legata alla soia – sottolinea Carli – e devono essere segnalati alle autorità preposte e venire adeguatamente perseguiti».