
È quanto emerge dall'indagine sulle intenzioni di semina 2016 condotta, su base campionaria, dall’Istat allo scopo di fornire una stima preliminare delle superfici investite a seminativi in Italia.
Contrariamente agli sviluppi del 2015 la dinamica generale restituisce, nei conteggi dell’Istituto nazionale di statistica, una crescita sia pure modesta, quantificata nell’1,7% anno su anno.
Dalle dichiarazioni degli agricoltori emergono, in particolare, avanzamenti sia per il frumento tenero sia per il grano duro, con incrementi rispettivamente del 5,6% e del 6,2%. Segno più anche per l’orzo che guadagna, sempre in termini di superfici, quasi 7 punti percentuali su base annua.
Ancora più significativi gli sviluppi per l’avena (+11,2%), mentre sembra prevalere un’ulteriore tendenza al disinvestimento per il granoturco, con le semine 2016 che nelle proiezioni dell’Istat subirebbero una riduzione del 3,9%, dopo il brusco dietro front già registrato la scorsa campagna.
L’altro aspetto da rilevare è che le incertezze che gravano anche quest’anno sul comparto risicolo, in particolare la querelle con Bruxelles sulle importazioni a dazio 0 dai Pma (Paesi meno avanzati) in ulteriore crescita, non andrebbero a interferire sulle scelte dei produttori, che addirittura confermerebbero quest’anno il trend in ascesa delle semine, con un +2,7%. Le scelte varietali continueranno, probabilmente, a penalizzare gli indica. Ma il buon andamento del mercato avrebbe la meglio sul resto delle cultivar (japonica in particolare), portando ancora in su la curva delle superfici a risone. L’altro elemento un po’ inatteso è il ritorno in negativo della soia dopo due anni di forti progressi.
Nulla di eclatante, con un 3,2% di riduzione preventivato dall'Istat che andrebbe più che altro a stabilizzare una situazione comunque condizionata dall'evoluzione negativa dei prezzi internazionali. L’indagine sulle intenzioni di semina sembra inoltre confermare una flessione delle superfici a girasole, ma questa decisamente più accentuata rispetto alla soia, con un –10,7%. Colza, ravizzone e tabacco, contrariamente agli sviluppi 2015, potranno invece beneficare di recuperi di superficie.
Anche se il dato complessivo per le colture industriali preannuncia un calo del 4,6%, bilanciato da un 3,8% di crescita dei cereali. Per le foraggere temporanee – rileva l’Istat – a fronte di una crescita delle superfici investite a mais da foraggio (+2,6%), le intenzioni dichiarate dagli agricoltori indicano una flessione di quelle destinate alle restanti coltivazioni (–2,3%).