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RILANCIO DEL MAIS: QUALITÀ, RICERCA E INTERPROFESSIONE

22/2/2016

 
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​Ironia della sorte, la Giornata del mais, tradizionale appuntamento per il comparto organizzato dal Crea per la maiscoltura a Bergamo, quest’anno è coincisa con la comunicazione Istat sulle intenzioni di semina, che per questa coltura subirebbero una riduzione del 3,9% dopo il brusco dietro front già registrato la scorsa campagna.
​Che quello attuale non sia un gran momento per il mais lo si sapeva già, per cui la notizia del probabile calo delle semine non stupisce particolarmente, ma proprio per questo motivo la giornata del mais 2016 è stata particolarmente sentita sia dagli organizzatori, sia dal pubblico. 
Opportunità di mercato, coltivazione e reddito sono state ovviamente il centro dei diversi interventi e il messaggio che la filiera del mais nazionale, da monte a valle, deve cambiare radicalmente passo è passato forte e chiaro. 

​«Il tempo del sostegno generalizzato si è chiuso e i produttori sono maggiormente esposti ai rischi economici e produttivi – ha detto Dario Frisio, economista agrario dell’Università di Milano – e la soluzione va cercata negli incrementi di produttività dei vari fattori sia come costo per unità di prodotto, sia come valore del prodotto stesso». Chiaro il riferimento alla necessità di ricerca e innovazione, ripreso anche dal genetista Gianni Barcaccia e da Alberto Crema, dell’Irea- Cnr di Milano. 
La sfiducia nei confronti della coltura non è tutta ascrivibile al mercato, anche le micotossine fanno la loro parte e Amedeo Reyneri, docente dell’Università di Torino, ha presentato in anteprima le Linee Guida per il loro controllo realizzate in collaborazione con il Mipaaf: «le linee guida andranno inserite in un Piano d’azione (Pda) con l’obiettivo di costruire rapidamente uno strumento per rafforzare e promuovere la qualità globale dei cereali». 
Nello specifico il Pda annunciato prevede, tra i diversi punti, un piano di monitoraggio sistematico dei lotti in conservazione, un piano di allerta e uno sull’attuazione delle buone pratiche agricole. La mattinata ha previsto anche una partecipata tavola rotonda alla quale erano presenti rappresentanti dell’intero comparto e le conclusioni di Giovanni di Genova, dirigente del Mipaaf, hanno ben riassunto la situazione: «il ricorso alle più avanzate tecniche agronomiche può contribuire a recuperare parte del gap reddituale, ma è necessario impostare nuove relazioni tra tutti gli operatori della filiera. La massificazione del prodotto non spinge nessun operatore della filiera ad attivare percorsi di qualità». Insomma, è urgente l’attivazione di un organismo che agevoli queste relazioni. 

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