Obiettivo Cereali
  • HOME
  • AGROTECNICHE
  • MERCATI
    • NEWS
    • PREZZI
  • PRODOTTI E SOLUZIONI
    • #MAIS2.0 - FOCUS SANITÀ
    • CEREALI: NUTRIZIONE INNOVATIVA
    • AGROTECNICHE INNOVATIVE PER MAIS E SOIA
    • SILOMAIS2.0
    • GESTIONE RESIDUI COLTURALI
  • NEWSLETTER

È' di nuovo allarme per l’import di riso dal Sud-Est asiatico

24/6/2015

 
Immagine
Prima la Cambogia, adesso il Myanmar. Torna l’allarme sulle importazioni di riso a dazio zero nell'UE dai Paesi meno avanzati (Pma). In un solo anno, in base ai dati elaborati da Bruxelles, il Myanmar ha più che raddoppiato le esportazioni verso l’Unione Europea – denuncia l’Ente nazionale risi – potendo beneficiare del trattamento preferenziale riservato ai Pma. Da inizio campagna (settembre scorso) a tutto maggio 2015 l’ex Birmania – quarto per superficie risicola, con oltre 7 milioni di ettari, tra i Paesi del Sud-Est asiatico – ha trasferito in Europa poco meno di 54.000 tonnellate di riso lavorato. 
Un quantitativo che si rapporta alle 25.000 circa dello stesso periodo di un anno fa e che ha contribuito a spingere le importazioni UE dai Pma oltre la soglia delle 241.000 tonnellate, corrispondenti a una crescita del 12,2% su base annua. 

Dalla Cambogia, dove le superfici destinate alla coltivazione di riso ammontano a poco più di 3 milioni di ettari, dopo l’impennata della scorsa campagna, le spedizioni mostrano adesso una leggera flessione. I dati resi noti dalla Commissione Europea documentano, in questi primi nove mesi di campagna, una contrazione dell’1,5%, a 183.000 tonnellate circa. Un risultato che smentisce però il calo, molto più accentuato, comunicato dalle autorità cambogiane a margine di un recente incontro con i delegati di Bruxelles, che riferivano di riduzioni a doppia cifra. Pratiche fraudolente Alla confusione dei dati si aggiunge l’aspetto ancora più preoccupante – spiega l’Ente risi – della collusione tra funzionari pubblici e operatori commerciali, soprattutto dei Paesi confinanti (un ruolo di primo piano potrebbe averlo proprio la Thailandia, tornata a essere il primo esportatore mondiale), finalizzata a comprimere i prezzi delle commodity agricole cambogiane, compresi i risoni. 


Una pratica fraudolenta che sta causando nel Paese pesanti danni economici soprattutto a carico dei risicoltori locali, gli unici che dovrebbero invece beneficiare del regime di favore riservato ai Pma. A confermare gli episodi di collusione è il recente invito che il primo ministro cambogiano ha rivolto ai governatori provinciali per porre un rimedio a tale situazione, rileva ancora l’Ente risi. Ma i vantaggi che le importazioni a dazio zero offrono agli operatori commerciali rappresentano un’opportunità troppo ghiotta per i Paesi fuori lista Pma, che rifornendo le riserie cambogiane riescono a garantirsi un maggior giro d’affari a scapito degli agricoli locali, stravolgendo lo spirito della regolamentazione comunitaria. Eppure, l’intera partita e il dossier presentato dall'Italia per la richiesta di attivazione delle misure di salvaguardia non sembrano ancora sortire effetti a Bruxelles. 


Le principali perplessità riguardano le ricadute che la revoca delle preferenze commerciali alla Cambogia, nell'ambito dell’accordo Eba (Everything but arms, Tutto tranne le armi; n.d.r.), avrebbe in termini di impatto sull'industria risicola del Paese asiatico, dal momento che una porzione comunque cospicua delle esportazioni di Phnom Penh è diretta verso l’Unione Europea. Export in aumento da Cambogia e Myanmar Stando alle stime pubblicate nell'ultimo rapporto dell’Usda, il Dipartimento Usa dell’agricoltura, nella campagna 2014-15, che si concluderà ad agosto, l’export di risi lavorati dalla Cambogia ammonterà complessivamente a 1,1 milioni di tonnellate, per spingersi a 1,2 milioni l’anno prossimo. Aumenti altrettanto considerevoli sono previsti anche per le esportazioni birmane, trainate dalla massiccia richiesta cinese. A fine agosto ammonteranno, nel bilancio di dodici mesi, a 1.850.000 tonnellate, ma la campagna 2015-16 dovrebbe portare l’export a quota 2 milioni. In Myanmar i raccolti di riso, stimati quest’anno a 12,8 milioni di tonnellate in equivalente lavorato, stanno beneficiando dei miglioramenti sia tecnologici sia di resa, associati anche agli investimenti per l’ampliamento delle superfici irrigate, finanziati con diversi fondi internazionali. 


L’ex Birmania, con una produzione quasi tre volte superiore a quella della Cambogia (meno di 5 milioni di tonnellate quest’anno), avrebbe insomma il potenziale per rafforzare ulteriormente la sua presenza in Europa a scapito della risicoltura italiana, prima per volumi nel Vecchio continente, ma sempre più esposta alla concorrenza duty free dei Paesi meno avanzati. Da settembre scorso a marzo 2015, in base ai ultimi aggiornamenti dell’Istat, le esportazioni italiane di risi, tra greggi, semilavorati e lavorati, hanno sfiorato le 455.000 tonnellate, facendo segnare una crescita del 9% su base annua. Nell'Unione Europea, con 370.000 tonnellate circa, le spedizioni sono però cresciute a un tasso più contenuto del 5,2%. Significativa anche la riduzione della quota UE, con l’export nei Ventotto che dall'84% della scorsa campagna è sceso quest’anno a un’incidenza dell’81%.

I commenti sono chiusi.
    Foto
    Foto
    Foto
    Foto

    Archivio

    Settembre 2018
    Agosto 2018
    Luglio 2018
    Giugno 2018
    Maggio 2018
    Gennaio 2018
    Dicembre 2017
    Novembre 2017
    Ottobre 2017
    Settembre 2017
    Agosto 2017
    Luglio 2017
    Giugno 2017
    Maggio 2017
    Marzo 2017
    Gennaio 2017
    Dicembre 2016
    Novembre 2016
    Ottobre 2016
    Settembre 2016
    Luglio 2016
    Giugno 2016
    Maggio 2016
    Marzo 2016
    Febbraio 2016
    Novembre 2015
    Ottobre 2015
    Settembre 2015
    Luglio 2015
    Giugno 2015
    Maggio 2015
    Aprile 2015
    Marzo 2015
    Febbraio 2015
    Gennaio 2015
    Dicembre 2014
    Novembre 2014
    Ottobre 2014
    Settembre 2014

    Feed RSS

© 2018 Edizioni L'Informatore Agrario Srl - Tutti i diritti riservati
Via Bencivenga-Biondani, 16 - 37133 Verona - Italia - P.IVA: 00230010233
Registro Imprese di Verona n. 00230010233 - Capitale sociale: 510.000,00 i.v.