
Un quantitativo che si rapporta alle 25.000 circa dello stesso periodo di un anno fa e che ha contribuito a spingere le importazioni UE dai Pma oltre la soglia delle 241.000 tonnellate, corrispondenti a una crescita del 12,2% su base annua.
Una pratica fraudolenta che sta causando nel Paese pesanti danni economici soprattutto a carico dei risicoltori locali, gli unici che dovrebbero invece beneficiare del regime di favore riservato ai Pma. A confermare gli episodi di collusione è il recente invito che il primo ministro cambogiano ha rivolto ai governatori provinciali per porre un rimedio a tale situazione, rileva ancora l’Ente risi. Ma i vantaggi che le importazioni a dazio zero offrono agli operatori commerciali rappresentano un’opportunità troppo ghiotta per i Paesi fuori lista Pma, che rifornendo le riserie cambogiane riescono a garantirsi un maggior giro d’affari a scapito degli agricoli locali, stravolgendo lo spirito della regolamentazione comunitaria. Eppure, l’intera partita e il dossier presentato dall'Italia per la richiesta di attivazione delle misure di salvaguardia non sembrano ancora sortire effetti a Bruxelles.
Le principali perplessità riguardano le ricadute che la revoca delle preferenze commerciali alla Cambogia, nell'ambito dell’accordo Eba (Everything but arms, Tutto tranne le armi; n.d.r.), avrebbe in termini di impatto sull'industria risicola del Paese asiatico, dal momento che una porzione comunque cospicua delle esportazioni di Phnom Penh è diretta verso l’Unione Europea. Export in aumento da Cambogia e Myanmar Stando alle stime pubblicate nell'ultimo rapporto dell’Usda, il Dipartimento Usa dell’agricoltura, nella campagna 2014-15, che si concluderà ad agosto, l’export di risi lavorati dalla Cambogia ammonterà complessivamente a 1,1 milioni di tonnellate, per spingersi a 1,2 milioni l’anno prossimo. Aumenti altrettanto considerevoli sono previsti anche per le esportazioni birmane, trainate dalla massiccia richiesta cinese. A fine agosto ammonteranno, nel bilancio di dodici mesi, a 1.850.000 tonnellate, ma la campagna 2015-16 dovrebbe portare l’export a quota 2 milioni. In Myanmar i raccolti di riso, stimati quest’anno a 12,8 milioni di tonnellate in equivalente lavorato, stanno beneficiando dei miglioramenti sia tecnologici sia di resa, associati anche agli investimenti per l’ampliamento delle superfici irrigate, finanziati con diversi fondi internazionali.
L’ex Birmania, con una produzione quasi tre volte superiore a quella della Cambogia (meno di 5 milioni di tonnellate quest’anno), avrebbe insomma il potenziale per rafforzare ulteriormente la sua presenza in Europa a scapito della risicoltura italiana, prima per volumi nel Vecchio continente, ma sempre più esposta alla concorrenza duty free dei Paesi meno avanzati. Da settembre scorso a marzo 2015, in base ai ultimi aggiornamenti dell’Istat, le esportazioni italiane di risi, tra greggi, semilavorati e lavorati, hanno sfiorato le 455.000 tonnellate, facendo segnare una crescita del 9% su base annua. Nell'Unione Europea, con 370.000 tonnellate circa, le spedizioni sono però cresciute a un tasso più contenuto del 5,2%. Significativa anche la riduzione della quota UE, con l’export nei Ventotto che dall'84% della scorsa campagna è sceso quest’anno a un’incidenza dell’81%.