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Commodities: previsioni al 2024 della commissione UE

16/1/2015

 
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La crisi finanziaria e gli avvenimenti di questi ultimi anni hanno inferto un discreto colpo all'affidabilità delle previsioni economiche, incluse quelle che si riferiscono ai mercati agricoli. Rispetto all'agricoltura europea, ben protetta nei suoi confini da una pac che soffocava per le eccedenze, oggi anticipare i flussi e i prezzi è diventato più complicato. 
L’esempio evidente è quello che sta accadendo nel settore del latte, con la questione dell’«atterraggio morbido» del dopo quote prima liquidata in fretta e oggi invocata come unica possibilità di salvare il settore.
 Il punto è che è diventato difficile cogliere le previsioni nel breve periodo, figurarsi da qui a dieci anni; ciò nonostante la Commissione Europea non ha rinunciato a presentare il suo rapporto annuale sulle prospettive dei mercati agricoli 2014-2024, anche se con una formula nuova, che si apre al confronto. Con una grande conferenza tenuta il 5 dicembre scorso a Bruxelles il gruppo di studiosi dell’Unità «prospettive economiche» della Direzione generale agricoltura della Commissione, che redigono la relazione, ne hanno condiviso e discusso i contenuti con esperti della Banca mondiale, della Fao, dell’Ocse e dell’Usda, ma anche con organizzazioni agricole come il Copa- Cogeca e lo European Milk Board. Meno oscillazioni per i prezzi Dopo un periodo di forte volatilità dei prezzi delle principali commodities agricole, è parere unanime che il sistema degli scambi abbia assorbito il colpo. 

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Nei prossimi anni la frequenza delle oscillazioni estreme delle quotazioni dovrebbe ridursi e la corsa al rialzo dei prezzi rallentare, anche se non si tornerà ai livelli pre crisi. In estrema sintesi, per l’agricoltura europea questo vuol dire:
  • crescita lenta per la produzione di cereali, in parte perché le rese sembrano aver raggiunto il massimo, in parte perché è difficile immaginare un’espansione delle terre coltivabili nel continente più antropizzato del mondo; 
  • aumento di produzione e consumi di carni nel breve termine, ma declino nel lungo, con interessanti prospettive per le esportazioni delle carni suine; 
  • crisi temporanea nel settore del latte, che dovrebbe essere superata nei prossimi mesi, vista la domanda ancora forte sui mercati mondiali. Difficile da credere quando si guarda ai prezzi alla stalla di oggi, ma secondo Christophe Lafougere, analista del Gira (società di consulenza francese nota per le analisi strategiche sul comparto alimentare) che ha presentato dati sul dopo quote, l’UE ha ampi margini per accrescere il suo ruolo come protagonista globale anche per il valore aggiunto che è in grado di conferire alle sue produzioni; 
  • i redditi agricoli sono previsti in discesa in termini reali a causa dei costi di produzione. Ma non ci si aspetti un segno «meno» negli indicatori più utilizzati dalla Commissione. Il parametro Eurostat sui redditi agricoli, infatti, tiene conto anche della ristrutturazione del settore, e se, come sembra, nei nuovi Paesi membri l’agricoltura perderà addetti a un ritmo più spedito rispetto alla riduzione delle entrate, il reddito medio totale dovrebbe aumentare del 6%. 
Altro argomento che sta a cuore agli agricoltori è la volatilità, con l’economista della Banca mondiale John Baffes chiamato a provare a districare la matassa delle variabili che possono determinare oscillazioni estreme dei prezzi. Tecnicamente parlando la volatilità estrema nel mercato delle materie prime ha vissuto un periodo molto breve, è il punto di vista di Baffes, ma il problema resta per l’impatto che essa ha sugli agricoltori, perché coinvolge la questione più complicata della «trasmissione del prezzo». 
«La volatilità non andrà via − ha spiegato Haniotis − perché segue fattori che sono extragricoli». Per molti relatori la gestione del rischio è il futuro delle politiche agricole, ma se per gli americani è essenzialmente una questione di assicurazioni tra privati, per Frank van Tongeren dell’Ocse essa deve essere alla base «dell’intervento dei Governi in agricoltura ». Per tutti resta inevasa la domanda: «Come fornire modelli per interpretare la grande incertezza di questi tempi?». E più o meno tutti fanno appello alla flessibilità e all'adattabilità da parte degli agricoltori «pur essendo questa la sfida più difficile», ha riconosciuto nelle conclusioni della giornata il vicedirettore generale della dg Agri Joost Korte. La chiave, anche per affrontare l’incertezza, «è l’organizzazione» ha ricordato Korte, che ha indicato nell'evoluzione del settore dei consumi di carne una delle sfide più difficili da interpretare nei prossimi anni. 



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