
«Il mais è una coltura che ha incontrato grande successo in Italia e dalle enormi possibilità - ha dichiarato Carli. Tuttavia in questi ultimi anni i coltivatori hanno perso un po’ di entusiasmo, trovandosi ad affrontare una serie di difficoltà come la questione nitrati, la limitazione delle conce, la comparsa della diabrotica e la presenza di micotossine, che si sono aggiunte alle frequenti crisi di mercato ed alle annate troppo siccitose o piovose. Si parla esageratamente di cibo e della qualità del nostro agroalimentare, così come della biodiversità, in questi giorni che ci stanno avvicinando all'Expo di Milano, ma il timore è che si stiano perdendo di vista i valori fondamentali. E il mais è uno di questi, essendo alla base di diverse nostre eccellenze agroalimentari come prosciutti e formaggi dop».
Secondo le statistiche ufficiali, le superfici investite a mais da granella in Italia sono passate dai circa 2 milioni di ettari dei primi decenni del 1900, ai 750.000 ettari della fine degli anni ’80. Poi, grazie agli aiuti pac, la superficie è risalita, fino stabilizzarsi poco sopra 1 milione di ettari. Le ultime tre campagne hanno tuttavia registrato una flessione, fino agli 870.000 ettari accertati dall'Istat nel 2014. Il mais è capace di arrivare a produrre oltre 1.000 volte il quantitativo di seme impiegato per ettaro, con un consumo idrico – contrariamente a ciò che si pensa – inferiore a quello di altri cereali.