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MAIS: SCORTE CINESI MOLTO PIÚ ALTE DEL PREVISTO

16/11/2015

 
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​Si apre uno scenario ribassista sui mercati del mais. L’elemento dirompente è stato la revisione al rialzo delle scorte cinesi (sottostimate nelle precedenti valutazioni) comunicata dall’Usda, il dipartimento dell’Agricoltura statunitense, nel suo ultimo rapporto previsionale rilasciato nei giorni scorsi.

Una correzione robusta che porta adesso a stimare gli stock di mais nei silos del Dragone a 117 milioni di tonnellate (oltre la metà dei quelli mondiali), contro i 91 milioni precedentemente indicati.
Un 30% in più di giacenze che sposta gli assetti, ma soprattutto cambia gli equilibri, di un mercato interessato annualmente dalla movimentazione di oltre 200 milioni di tonnellate di granoturco, un quantitativo corrispondente a poco meno di un quarto dei consumi globali.

L’errore di valutazione sulle scorte cinesi (di cui le autorità locali non forniscono tuttavia stime ufficiali) sarebbe stato determinato, a detta dell’Usda, da una sottostima degli impieghi di altri cereali e composti foraggeri, in particolare orzo, sorgo e Ddgs (Dried distillers grains solubles), sottoprodotti essiccati derivanti dalla fermentazione dei cereali, venduti a prezzi largamente inferiori a quelli del mais, a loro volta “gonfiati” dal sostegno pubblico.

​Le importazioni a basso costo di prodotti alternativi al granturco, passati in tre anni da 5,6 a 25,6 milioni di tonnellate, avrebbero di fatto determinato un minore impiego di mais nel circuito foraggero, facendo lievitare le scorte ai livelli oggi indicati.


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IL GRANO DURO SENATORE CAPPELLI COMPIE 100 ANNI

6/11/2015

 
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La varietà di grano duro Senatore Cappelli compie cento anni e il CREA, Centro di Ricerca per la Cerealicoltura celebra uno dei più importanti risultati dell’opera di miglioramento genetico del genetista Nazareno Strampelli, con un convegno dal titolo «1915-2015 il grano duro Senatore Cappelli compie cent’anni» a Foggia (giovedì 19 novembre, ore 11, Sala del Tribunale del Palazzo della Dogana, piazza XX settembre).
​La varietà è stata, infatti, rilasciata nel 1915 e prende il nome da Raffaele Cappelli, Senatore di origine abruzzese, che mise a disposizione di Strampelli la «Masseria Manfredini» a Foggia dove, nel 1919, l’Istituto Nazionale di Genetica per la Cerealicoltura costituì, formalmente, la Stazione Fitotecnica per le Puglie (oggi Centro di Ricerca per la Cerealicoltura del CREA). 
Al convegno, che si articola in tre sessioni di lavoro, si parlerà della storia della varietà e del suo contributo al miglioramento genetico del frumento duro in Italia, delle nuove sfide della ricerca applicate alla produzione di pasta e pane, oltre ai nuovi approcci per decodificare il genoma del frumento duro, che muove i suoi passi proprio dalla varietà Cappelli.
​Infine, una sessione sarà dedicata all'analisi delle prospettive economiche per i prodotti di nicchia all'interno del mercato agroalimentare. 


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IN ITALIA AZZERATA LA RICERCA SUGLI OGM

2/11/2015

 
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Sono solo 8 i progetti di ricerca sulle biotecnologie in pieno campo proposti dai Paesi dell’Unione Europea nel 2015, mentre erano oltre 127 nel 2006 e circa il doppio a fine secolo scorso. Questo il dato allarmante sulla ricerca biotech in Europa che lancia il Prri, Public research and regulation initiative, il coordinamento mondiale degli scienziati del settore pubblico che operano nella ricerca biotecnologica sulle piante, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, svoltasi all’Expo. 
In un comunicato il Prri rileva che «tra il 2001 e il 2015 sono stati 19 i Paesi UE che hanno presentato complessivamente 856 progetti di sperimentazione in campo.
In testa la Spagna, che detiene la quasi totalità delle superfici coltivate a ogm nell’Unione Europea, con il 47% dei progetti. Seguono Francia, Germania, Svezia e Romania, mentre l’Italia da più di 10 anni non consente sperimentazioni in campo, pur importando 4 milioni di tonellate di soia gm».

​A soffrirne sono i ricercatori del settore pubblico. «Il crollo nel numero di sperimentazioni è frutto dell’opposizione di molti Paesi UE alla coltivazione, a cui si somma spesso una interpretazione arbitraria di una normativa già di per sé estremamente restrittiva» ha dichiarato Piero Morandini, ricercatore presso il Dipartimento di bioscienze dell’Università di Milano e membro del Prri. 


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