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PASTA DI GRAGNANO "MADE IN tURCHIA": CASSAZIONE CONFERMA VIOLAZIONE

25/5/2017

 
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Confermato dalla Cassazione, per violazione delle norme sul 'made in Italy', il maxi sequestro nel porto di Genova di circa un milione di chili di spaghetti prodotti in Turchia per il pastificio campano 'L.Garofalo' di Gragnano, noto marchio in vendita anche sugli scaffali della grande distribuzione.
​Ad avviso della Cassazione, in maniera “argomentata e logica”, il Tribunale del riesame nel congelare l'ingente carico “ha ritenuto fallaci le indicazioni apposte sulla pasta, tali da ingannare il consumatore sulla provenienza della merce e da integrare l'ipotesi penale”.
La scritta 'made in Turkey' era poco visibile e facilmente cancellabile, mentre era in bella vista il richiamo all'Italia e a Gragnano. In particolare, con riferimento alla dicitura sulle confezioni, la Suprema Corte - nella sentenza 25030 che inaugura una linea molto severa in tema di tutela dei brand nazionali - rileva che “mentre i caratteri relativi all'area geografica ('Napoli Italia') e alla ditta produttrice («prodotta e confezionata for pastificio L. Garofalo spa Via Pastai 42 Gragnano NA Italy») erano ben evidenti sulla confezione, la dicitura 'made in Turkey', sulla base di un esame diretto ad opera degli stessi giudici liguri, era confinata sotto la data di scadenza, poco leggibile e apposta con inchiostro diverso, facilmente rimuovibile”. 


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REALTà' E MITI DA SFATARE PER I "GRANI ANTICHI"

15/5/2017

 
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Il tema dei «grani antichi», ossia il recupero e l’utilizzo di varietà (o popolazioni) di frumento e altri cereali precedenti la «rivoluzione verde» degli anni 50, è ormai pienamente entrato nel dibattito pubblico, generando non poca confusione non solo tra i consumatori (il che è normale), ma anche tra chi è impegnato professionalmente nel comparto cerealicolo. Non è questa la sede per una disamina scientifica dell’argomento, piuttosto prenderemo in esame alcuni aspetti economici e commerciali per valutarne la criticità. 
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Che cosa sono i grani antichi? 
Innanzitutto il termine stesso grani antichi non è definito in modo univoco, e si presta facilmente all'interpretazione semplicistica per la quale si tratterebbe di specie di cereali coltivate nell'antichità.
In realtà il termine raggruppa diverse tipologie di piante (Open Fields, 2015):
  • specie del genere Triticum, escluso il grano duro (T. turgidum var. durum Desf.) e il grano tenero (T. aestivum L.);
  • varietà di grano duro e tenero degli inizi del 1900;
  • pseudocereali come il grano saraceno, la quinoa e l’amaranto.
Appartiene ad esempio al primo gruppo il kamut (Triticum turanicum), che in realtà è un marchio registrato per la protezione commerciale di una sottospecie di frumento di origine iraniana (Khorasan). Il secondo gruppo è quello che attualmente suscita il maggior interesse commerciale. Si tratta di varietà di frumento tenero (ad esempio Gentil Rosso, Andriolo, Inallettabile e altre) e duro (Senatore Cappelli in primis) coltivate dalla metà del 1800 sino agli anni 50 dello scorso secolo, per poi essere sostituite nell’ambito della «rivoluzione verde» dalle varietà moderne. A questo gruppo appartengono anche popolazioni locali di frumento tradizionalmente coltivate al Centro e al Sud, come i frumenti teneri Solina d’Abruzzo e Rosciole dell’Appennino Centrale, e le Ruscìe, Saragolle, Marzuoli nei frumenti duri (Porfiri, 2015), recentemente oggetto di recupero agronomico soprattutto nelle aree marginali e meno produttive. Il terzo gruppo, infine, riveste un interesse produttivo ancora ridotto, ma in forte crescita, in quanto si tratta di specie sostitutive dei frumenti che possono soddisfare le esigenze nutritive di gruppi specifici di consumatori. Come si vede, il termine grani antichi raggruppa specie e varietà diverse, la cui effettiva «antichità» è quanto meno dubbiosa. 


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