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Cereali bio: crescono tenero ed orzo, cala il duro

17/9/2018

 
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Il Sinab (Sistema d’informazione nazionale sull’agricoltura biologica) ha recentemente pubblicato, in preparazione del Sana Bologna, un’anticipazione del proprio rapporto annuale sull'evoluzione dei principali indicatori del comparto biologico.
I numeri evidenziano una forte crescita dell’agricoltura biologica dal 2010 a oggi (+71% delle superfici e +59% del numero di operatori), che ha portato il «bio» a rappresentare ormai il 15,4% della sau nazionale, un dato che fa uscire il comparto definitivamente dalla condizione «di nicchia» nel settore agroalimentare nazionale che lo aveva caratterizzato nei primi anni dopo l’entrata in vigore del regolamento CE 2078/92.

Per quanto riguarda i cereali, appare però evidente un rallentamento della crescita: +2,1% tra il 2016 e il 2017, contro il 6,3% del comparto bio nel suo complesso.
La superficie totale è passata da circa 300.000 ettari del 2016 ai 306.000 ettari del 2017, con un forte aumento per il grano tenero e l’orzo, una diminuzione del 6,8% del frumento duro e una sostanziale stabilità per gli altri cereali (oltre a riso e mais, avena e segale).


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Produzioni in calo per I frumenti, meno superfici per il mais

21/8/2018

 
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Crescita delle superfici ma calo delle produzioni per i frumenti, ulteriore calo per il mais. Le stime della campagna cereali 2017-2018 del Comitato commerciale ANB Coop/Isa evidenziano quanto questa annata sia stata sfortunata per i frumenti dal punto di vista meteorologico e confermano la disaffezione verso il mais.

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Grano tenero o duro: cosa conviene seminare

6/8/2018

 
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Nonostante la campagna agraria 2017-2018 dei cereali autunno-vernini sia appena giunta al termine, è già necessario iniziare a prepararsi alla prossima stagione di coltivazione. 

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Il grano duro italiano cerca risposte

13/7/2018

 
FotoI firmatari del Patto di filiera grano duro/pasta. Da sinistra: Giuseppe Scarascia Mugnozza, Franco Brazzabeni, Paolo Barilla, Fabio Manara, Gianmichele Passarini, Franco Verrascina, Giorgio Mercuri, Massimiliano Giansanti e Cosimo de Sortis
A sei mesi dal lancio del patto di filiera tra mondo agricolo, cooperative e industria per aumentare la disponibilità di grano duro italiano, entrano nel protocollo d’intesa firmato da Aidepi, Alleanza delle cooperative agroalimentari, Confagricoltura, Cia, Copagri, Italmopa, anche Assosementi e Compag.
La filiera è ora rappresentata in tutte le sue fasi (assente Coldiretti) da una compagine che vale 61 miliardi di euro, quasi la metà dell’agroindustria italiana. Della situazione attuale del grano duro si è parlato lo scorso 6 luglio a Settebagni (Roma). In un periodo difficile per il raccolto, dal Tavolo emerge la volontà di dare una risposta concreta e di squadra alle criticità strutturali del comparto. A cominciare dai «prezzi di mercato, ben al di sotto dei costi di produzione », come spiega Gianmichele Passarini della Cia, fino alla forte volatilità sui mercati internazionali. Per il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti: «Siamo i primi produttori di grano duro in Europa. Eppure molti agricoltori, schiacciati dall’andamento dei prezzi della materia prima, non considerano più conveniente investire nella semina. Con questa operazione vogliamo risolvere questo paradosso».
L’Italia è leader mondiale nella produzione di pasta (3,3 milioni di tonnellate) ed export (2 milioni), ma vede erodere le sue quote di mercato dalla concorrenza di Turchia ed Egitto. «Più che difendere il made in Italy lo dobbiamo promuovere con l’innovazione – spiega il presidente di Aidepi, Paolo Barilla –. La difesa è migliorare la qualità, lavorando insieme in un tavolo necessario, nell’interesse di tutti. Al Governo chiediamo di starci vicino in questo disegno». 


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Grano duro: il “mandorlato” fa arrabbiare tutti

29/6/2018

 
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Inizia decisamente in salita la campagna commerciale per il grano duro. In Capitanata la stagione si sta caratterizzando per una minore quantità di raccolto per ettaro e una buona media proteica del grano. La bassa produzione e il buon livello di contenuto proteico, insieme agli accordi stipulati con i contratti di filiera, dovrebbero determinare un prezzo migliore da corrispondere ai produttori, ma la Borsa Merci ha messo in evidenza un’altra realtà. Il prezzo continua ad attestarsi su livelli non remunerativi per i produttori, le ultime quotazioni della borsa merci di Foggia infatti danno il buono mercantile a 22 euro/q. 
Ma il problema è una nuova “voce” che ha fatto arrabbiare gli agricoltori pugliesi: «Nelle quotazioni, è stata inserita una categoria mai considerata prima d’ora, quella sul cosiddetto grano mandorlato - ha spiegato Michele Ferrandino, presidente provinciale di Cia Capitanata. La parte agroindustriale sostiene che il grano mandorlato sarebbe quello che ha perso qualità a causa delle bombe d’acqua che si sono abbattute sul territorio nelle ultime settimane». 


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Grande successo per il CEMI, nuova Borsa milanese

25/6/2018

 
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Organizzato dall’Associazione Granaria di Milano, il 22 giugno si è tenuto il 1° CEMI (Commodities Exchange Milano), borsa internazionale dedicata a produzione, trasformazione, commercializzazione, controllo delle commodity agroalimentare e ha riunito oltre 600 presenze, italiane ed internazionali (Nord Europa, Germania, Serbia). 
La nuova Borsa milanese ha l’obiettivo di inserirsi nel calendario dei più importanti appuntamenti internazionali del settore, incontri che si tengono con cadenza annuale in città come Parigi, Kiev, Praga, Sète, Barcellona, Budapest, Vienna.
​In Italia infatti, nonostante l’attività settimanale delle singole Borse, manca un incontro di specifico respiro internazionale per tutti gli operatori del settore. 
Il nostro Paese, strutturalmente deficitario di materie prime agricole, è il secondo importatore europeo di cereali e proteiche ed è, con posizioni variabili, sempre tra i primi dieci nel mondo. Nel solo bimestre gennaio-febbraio 2018 le importazioni di cereali e proteiche sono state pari a 3,4 milioni di tonnellate, per un valore di 888 milioni di euro. Notoriamente però l’Italia è un grande trasformatore e proprio i prodotti trasformati hanno determinato il successo del made in Italy alimentare nel mondo. 


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GRANO DURO: COSA ASPETTARSI DAL RACCOLTO 2018

20/6/2018

 
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Quest’anno le condizioni sono tali da poter prevedere facilmente che il raccolto dei cereali 2018 non raggiungerà la qualità del 2017 e tanto meno le rese elevate del 2016. 
Dopo un inverno tutto sommato mite, da aprile in poi si sono abbattute su tutto il Paese (soprattutto in Pianura Padana e sulla fascia tirrenica) delle piogge incessanti, che hanno reso difficile l’esecuzione delle normali operazioni colturali (diserbo, concimazioni e trattamenti fungicidi).
 
Primi risultati del duro «sotto trebbia»
Intanto è iniziata la trebbiatura nelle zone costiere del Sud (Manfredonia, Catania, Gela) e, piogge permettendo, in questi giorni dovrebbe iniziare la provincia di Foggia. 
I primi risultati evidenziano per il grano duro rese a ettaro più basse dello scorso anno (dal 10 al 20% in meno), pesi specifici anche questi più bassi, ma accettabili (78-80 kg/hL) e proteine piuttosto buone, che per alcune varietà superano il 15%. 


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FIRMATO UN MEMORANDUM PER RILANCIARE IL MAIS ITALIANO

15/6/2018

 
FotoI partecipanti alla Tavola Rotonda dell'evento «Mangimi italiani: mais materia prima strategica». Da sinistra: Cesare Soldi, Giuseppe Carli, Alberto Allodi, Lorenzo Andreotti (moderatore), Giovanni Daghetta, Giorgio Mercuri, Alessandro Ranaldi e Massimiliano Giansanti
È stato firmato lo scorso 13 giugno a Roma – a margine l’incontro «Mangimi italiani: mais materia prima strategica» promosso e organizzato da Assalzoo (Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici) – un MoU (Memorandum of Understanding) per rilanciare la filiera del mais italiano.
Messo a punto dell’Associazione dei mangimisti e condiviso con una larga componente della filiera, il MoU è stato firmato e sottoscritto dal presidente Assalzoo, Alberto Allodi, dal presidente di Assosementi, Giuseppe Carli, dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, dal presidente Alleanza Cooperative Italiane Agroalimentare, Giorgio Mercuri, dal presidente regionale Cia Lombardia, Giovanni Daghetta, dal presidente Associazione maiscoltori italiani, Cesare Soldi e dal presidente Copagri, Franco Verrascina.
Nel memorandum vengono fissate delle finalità molto chiare, tutte legate alla promozione e all'utilizzo di prodotto italiano, coltivato in Italia, raccolto in Italia e utilizzato per prodotti della filiera zootecnia italiana.

Tra le azioni previste, in particolare si evidenziano:
  • la spinta all’approvvigionamento con mais di produzione nazionale per l’alimentazione animale;
  • la promozione della domanda interna a favore del prodotto maidicolo nazionale;
  • la creazione di strumenti contrattuali innovativi per favorire le relazioni commerciali tra gli agricoltori e i restanti attori della filiera.


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tavolo tecnico permanente per il mais: piena disponibilità dal Mipaaf

1/6/2018

 
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Sono stati illustrati giovedì 24 maggio – a Roma, nella sede del Mipaaf – i risultati di «Rete Qualità Cereali Plus - RQC+ Mais», il progetto triennale di cui è coordinatore il CREA-Cerealicoltura e colture industriali tramite la sua sede di Bergamo, storicamente destinata allo studio del mais. La ricerca, finanziata dal Ministero, è stata svolta in collaborazione con le Università di Torino e Cattolica di Piacenza.
Ne hanno parlato Pietro Gasparri, dirigente della Direzione generale per la promozione della qualità agroalimentare del Mipaaf, e Carlotta Balconi, ricercatrice CREA e coordinatrice del progetto. Con loro, i ricercatori: Sabrina Locatelli per il CREA, Amedeo Reyneri per l’Università di Torino e Paola Battilani per la Cattolica di Piacenza.
All'incontro hanno preso parte anche i componenti del tavolo tecnico mais. Probabilmente non poteva essere scelto momento migliore per presentare i risultati del progetto, che punta a favorire il rilancio del mais italiano, strategico per la zootecnia nazionale e per i prodotti made in Italy, giacché il 2017 è stato un altro anno molto difficile per la coltura. La siccità, in primo luogo, ha causato elevati e continui stress idrici e termici per il mais, determinando rese inferiori del 6,7% rispetto alla media degli ultimi 5 anni, già caratterizzata da un trend negativo, con un preoccupante calo sia in termini di produzione totale (–2,5 milioni di tonnellate), sia di superfici coltivate (circa 300.000 ettari in meno).
​Carlotta Balconi ha posto in evidenza che il «prerequisito indispensabile per la valorizzazione della filiera maidicola è la sicurezza delle produzioni sotto il profilo igienico-sanitario, con particolare attenzione alla contaminazione da micotossine, noto fattore di rischio in grado di provocare forti effetti negativi sulla salute dell’uomo e degli animali e di persistere lungo le catene alimentari. Si tratta – ha spiegato – di una criticità riconosciuta ormai prioritaria a livello internazionale, sia in ambito scientifico sia legislativo, a causa dell’elevata diffusione e tossicità delle micotossine, del numero crescente di derrate alimentari passibile di contaminazione, dell’impatto sanitario, economico e commerciale». 


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Frumenti: sviluppo in campo buono ma mercato imprevedibile

3/5/2018

 
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Nonostante manchino ancora diverse settimane alla raccolta di frumenti, mais e soia, gli analisti del settore si stanno già facendo un’idea delle tendenze, soprattutto commerciali, della prossima campagna sia a livello nazionale, sia internazionale. Durante l’ultima riunione del Comitato di coordinamento commerciale Anb Coop, svoltasi lo scorso marzo, infatti, sono emerse alcune criticità relative ai cereali a paglia, soprattutto per quanto riguarda il grano duro: «Per questa coltura – ha detto Augusto Verlicchi, coordinatore del Comitato – in Puglia stimiamo un incremento di superficie di circa il 4-5 % rispetto alla scorsa campagna. Lo stato vegetativo delle colture è abbastanza buono, non ci sono state carenze idriche, anzi la buona disponibilità di piogge ha sicuramente portato i frumenti ad affrontare bene la primavera. L’unico problema da segnalare è legato alle forti escursioni termiche di metà marzo che hanno coinciso con la distribuzione dei diserbi; tutto ciò ha determinato fenomeni di sofferenza e fitotossicità». 


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