Negli attuali sistemi colturali, i residui e la loro gestione agronomica occupano un
posto di rilievo, in quanto, rappresentano un importante fattore per il mantenimento della fertilità dei suoli oltre che uno dei principali pilastri
applicativi delle tecniche di lavorazione ridotte.
Come valutare il residuo
Dimensioni e qualità. L’aspetto quantitativo ma soprattutto «dimensionale»
è chiaramente molto importante per l’applicazione di una corretta strategia
di gestione. Più aumentano le dimensioni (lunghezza e diametro) maggiori saranno le difficoltà gestionali da parte dell’organo di lavoro della macchina operatrice nell’effettuare, a seconda della tipologia di lavorazione applicata, una contemporanea operazione di taglio e miscelazione con il terreno (lavorazioni ridotte senza inversioni degli strati) o taglio e spostamento (strip tillage, semina su sodo).
A tale proposito, le condizioni più critiche si presentano...
posto di rilievo, in quanto, rappresentano un importante fattore per il mantenimento della fertilità dei suoli oltre che uno dei principali pilastri
applicativi delle tecniche di lavorazione ridotte.
Come valutare il residuo
Dimensioni e qualità. L’aspetto quantitativo ma soprattutto «dimensionale»
è chiaramente molto importante per l’applicazione di una corretta strategia
di gestione. Più aumentano le dimensioni (lunghezza e diametro) maggiori saranno le difficoltà gestionali da parte dell’organo di lavoro della macchina operatrice nell’effettuare, a seconda della tipologia di lavorazione applicata, una contemporanea operazione di taglio e miscelazione con il terreno (lavorazioni ridotte senza inversioni degli strati) o taglio e spostamento (strip tillage, semina su sodo).
A tale proposito, le condizioni più critiche si presentano...
dopo la raccolta di colture che lasciano elevate quantità di residuo, come il mais o il sorgo da granella, rispetto ad altre più contenute dal punto di vista «quantitativo» ma che se mal gestite possono comunque interferire negativamente.
Non a caso, la corretta adozione di tecniche di lavorazione semplificate richiede che il residuo colturale derivante dalle operazioni di raccolta della coltura venga trinciato e distribuito in modo omogeneo su tutto il fronte di lavoro della mietitrebbia in modo tale da non andare a ostacolare le successive operazioni colturali con punti di maggiore accumulo derivanti da una distribuzione non omogenea.
Livello di degradazione. Oltre all’aspetto strettamente dimensionale, è
importante considerare il diverso livello di degradazione del residuo caratteristico
di ogni coltura. I livelli dei composti a lenta degradazione (lignine, emicellulose complesse) e del rapporto carbonio/azoto possono fornire già un’utile indicazione sul grado di persistenza del residuo, tuttavia rilevante è anche lo stato di degradazione in cui si trova il residuo al momento dell’intervento.
Residui in avanzato stato di degradazione, favoriti dall’alternanza di condizioni climatiche (temperature, precipitazioni) o dall’applicazione di una devitalizzazione chimica, ad esempio su colture cover crop (colture di copertura), risultano essere più facilmente gestibili dal punto di vista meccanico. Anche in questo caso, garantire una regolare distribuzione dei residui trinciati comporta, a parità di coltura, una velocità di degradazione più uniforme.
Non a caso, la corretta adozione di tecniche di lavorazione semplificate richiede che il residuo colturale derivante dalle operazioni di raccolta della coltura venga trinciato e distribuito in modo omogeneo su tutto il fronte di lavoro della mietitrebbia in modo tale da non andare a ostacolare le successive operazioni colturali con punti di maggiore accumulo derivanti da una distribuzione non omogenea.
Livello di degradazione. Oltre all’aspetto strettamente dimensionale, è
importante considerare il diverso livello di degradazione del residuo caratteristico
di ogni coltura. I livelli dei composti a lenta degradazione (lignine, emicellulose complesse) e del rapporto carbonio/azoto possono fornire già un’utile indicazione sul grado di persistenza del residuo, tuttavia rilevante è anche lo stato di degradazione in cui si trova il residuo al momento dell’intervento.
Residui in avanzato stato di degradazione, favoriti dall’alternanza di condizioni climatiche (temperature, precipitazioni) o dall’applicazione di una devitalizzazione chimica, ad esempio su colture cover crop (colture di copertura), risultano essere più facilmente gestibili dal punto di vista meccanico. Anche in questo caso, garantire una regolare distribuzione dei residui trinciati comporta, a parità di coltura, una velocità di degradazione più uniforme.
Resistenza al taglio. Infine, oltre alle proprietà fisiche del residuo colturale,
determinante è anche la valutazione del momento di intervento. Infatti, la
tessitura, ma soprattutto l’umidità gioca un ruolo decisivo sulla gestione del
residuo e in particolare sulla sua resistenza al taglio. Terreni secchi, argillosi e assestati a livello superfi ciale garantiscono un’alta opposizione al taglio, mentre
terreni umidi e sciolti possono offrire una resistenza talora insufficiente
per un taglio completo ed efficace. Oltre che per il terreno, questa condizione
vale anche per il residuo, infatti materiali umidi e fi brosi diventano più diffi cili da gestire rispetto a materiali secchi e fragili.
Nel prossimo post verranno descritti i "Requisiti gestionali
e meccanici" per un efficace trattamento dei residui colturali
Estratto da:
Lavorazioni, quando a decidere è il residuo colturale
di Andrea Pezzuolo
L'Informatore Agrario n° 25 pag. 36, 2014