Meglio non farsi ingannare dal bell’aspetto: il mais in campo quest’anno è purtroppo soggetto a un rischio – anche elevato – di contaminazione da aflatossine.
Chiariamo subito che non siamo nelle condizioni della terribile annata 2012, tristemente nota per la presenza elevatissima di granella di mais contaminata dalla temibile micotossina, ma i monitoraggi effettuati in diversi areali della Pianura Padana ad opera dell’Università di Padova segnalano che attualmente la situazione è a «macchia di leopardo», molto variabile cioè da areale ad areale e anche all’interno dello stesso appezzamento, tanto che i risultati evidenziano livelli di contaminazione molto variabili, dall’assenza totale a valori ampiamente superiori ai limiti di legge.
La grande variabilità nelle contaminazioni rilevate è sicuramente determinata dall’ibrido, dal tipo di terreno e dalla tecnica colturale (irrigazione, difesa fitosanitaria, ecc.) ma il rischio è particolarmente elevato in quelle coltivazioni che tra fioritura e fase cerosa hanno affrontato periodi caldi e siccitosi, nei mais stressati e soprattutto in colture con spighe danneggiate da fitofagi (piralide e/o diabrotica) o da volatili.
Maggiori informazioni sulla situazione e su come comportarsi per limitare il rischio di contaminazione verranno pubblicate su L’Informatore Agrario n. 34/2016 (consultabile online già dal 14 settembre).
Chiariamo subito che non siamo nelle condizioni della terribile annata 2012, tristemente nota per la presenza elevatissima di granella di mais contaminata dalla temibile micotossina, ma i monitoraggi effettuati in diversi areali della Pianura Padana ad opera dell’Università di Padova segnalano che attualmente la situazione è a «macchia di leopardo», molto variabile cioè da areale ad areale e anche all’interno dello stesso appezzamento, tanto che i risultati evidenziano livelli di contaminazione molto variabili, dall’assenza totale a valori ampiamente superiori ai limiti di legge.
La grande variabilità nelle contaminazioni rilevate è sicuramente determinata dall’ibrido, dal tipo di terreno e dalla tecnica colturale (irrigazione, difesa fitosanitaria, ecc.) ma il rischio è particolarmente elevato in quelle coltivazioni che tra fioritura e fase cerosa hanno affrontato periodi caldi e siccitosi, nei mais stressati e soprattutto in colture con spighe danneggiate da fitofagi (piralide e/o diabrotica) o da volatili.
Maggiori informazioni sulla situazione e su come comportarsi per limitare il rischio di contaminazione verranno pubblicate su L’Informatore Agrario n. 34/2016 (consultabile online già dal 14 settembre).