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[1/2] Più mais aumentando l’investimento e riducendo l’interfila

1/3/2017

4 Commenti

 
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Secondo le ultime stime sulle intenzioni di semina dell’Istat, nel 2017 le semine di mais si manterranno stabili sul 2016, ma resta il fatto che una delle colture più importanti per tante filiere dell’agroalimentare del made in Italy non riesce a uscire da una crisi che perdura ormai da qualche anno. Tra il 2012 e il 2016 si sono persi oltre 300.000 ettari, portando la stima della superficie totale nazionale 2016 al minimo storico di 655.000 ettari.
​La situazione è estremamente complessa, secondo gli esperti infatti non esistono alternative tecnico-economiche che possano sostituire in modo valido il mais negli ordinamenti colturali di gran parte delle aziende del Nord Italia e gli altri seminativi difficilmente permettono redditi significativamente più elevati.

A fronte di queste condizioni, diventa impellente individuare e ottimizzare le 
pratiche agronomiche che possono contribuire a garantire e mantenere alta la competitività di questo cereale.

L’incremento dell’investimento colturale è certamente una di queste.
Il concetto di base è semplice: coltivare un maggior numero di piante sulla stessa unità di superficie per incrementare la produzione, sia in granella sia in biomassa e quindi in trinciato.
​Secondo i risultati di una sperimentazione dell’Università di Torino durata 5 anni esistono vantaggi concreti con la coltivazione irrigua di mais di ciclo pieno (classe Fao 500-600) con investimenti superiori alle 10 piante/m² a confronto con l’interfila convenzionale (75 cm). La 
figura 1 evidenzia visivamente come tra l’investimento colturale standard e quello alto, se si riduce la larghezza dell’interfila, la distanza tra le piante sulla stessa fila rimane pressoché invariata (18 cm rispetto a 19), garantendo alla pianta un maggiore spazio a disposizione per uno sviluppo adeguato.

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​Più piante per metro quadro
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I dati raccolti nel biennio di sperimentazione hanno mostrato un chiaro aumento della produzione di granella in seguito all'incremento dell’investimento colturale (grafico 1).

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​Tale aumento è stato significativo e più evidente, in media dell’8%, nel caso dell’interfila più stretta a 50 cm con 10,5 e 12 piante/m², per la più favorevole spaziatura tra le piante. Complessivamente, se si confronta il maggiore investimento a interfila stretta con quello convenzionale di riferimento (7,5 piante/m² a 75 cm), l’incremento produttivo è stato pari al 16%.
La tesi che ha previsto la semina di 12 piante/m² con una interfila di 50 cm, ha mediamente prodotto 17,7 t/ha, sebbene non si sia differenziata produttivamente dall'investimento a 10,5 piante/ m² (ANOVA P < 0,05).

Nelle condizioni ambientali e agronomiche in cui è stata condotta la sperimentazione, la densità finale di 10,5 piante/ m² applicata con interfila 50 cm si prospetta quindi la più interessante per ibridi di ciclo pieno o medio, garantendo un evidente ritorno economico in considerazione di costi superiori dovuti al maggior uso di semente e per le operazioni di semina e le cure colturali.
​L’umidità della granella è risultata invece pressoché costante tra le varie tesi d’investimento, senza dare origine a differenze significative.


​
Tratto da “Mais ad alto investimento: l’interfila ridotta funziona” di Giulio Testa, Massimo Blandino e Amedeo Reyneri del Dipartimento di scienze agrarie, forestali e alimentari dell’Università degli studi di Torino
4 Commenti
stefano tiepolo
1/3/2017 08:44:08 pm

Buongiorno,
lavoro per una ditta sementiera che per prima ha spinto sul concetto di alto investimento come strategia per aumentare la produzione.
Quindi ok aumentare il n° di piante a mq, ma se cambiamo l'interfila nessuno ha pensato al cambiamento delle attrezzature per il mais? a iniziare dalla barra della mietitrebbia...il mais con interfila a 45 è già stato sperimentato 30 anni fa, con una genetica totalmente differente. Da subito si sono visti vantaggi produttivi, sorpassati però dalle difficoltà operative e delle attrezzature: mietitrebbia, interasse dei trattori ecc...

grazie

Risposta
Giancarlo Tomasi
2/3/2017 10:11:24 pm

Buonasera ,lavorando in una ditta produttrice di testate posso dire che la cosa non è una novità ne per l Italia ne pr altre parti del mondo.Nel bolognese si è seminato per anni a 50 cm e in molte altre parti a 45 cm.

Risposta
Paolo
16/3/2017 10:05:46 am

Tutto quanto sopraesposto è funzione delle caratteristiche del terreno e della sua irrigabilità. Dalle parti nostre, vicino a mare qusta tecnica produrrebbe molto poco e costerebbe moltissimo in termini di irrigazione.

Risposta
Sara
19/3/2017 11:22:43 pm

Buonasera,
l'indagine presentata é interessante tuttavia dovrebbe anche riportare costi legati all'adeguamento delle attrezzature di raccolta.

Risposta



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