La situazione è estremamente complessa, secondo gli esperti infatti non esistono alternative tecnico-economiche che possano sostituire in modo valido il mais negli ordinamenti colturali di gran parte delle aziende del Nord Italia e gli altri seminativi difficilmente permettono redditi significativamente più elevati.
A fronte di queste condizioni, diventa impellente individuare e ottimizzare le
L’incremento dell’investimento colturale è certamente una di queste.
Il concetto di base è semplice: coltivare un maggior numero di piante sulla stessa unità di superficie per incrementare la produzione, sia in granella sia in biomassa e quindi in trinciato.
Secondo i risultati di una sperimentazione dell’Università di Torino durata 5 anni esistono vantaggi concreti con la coltivazione irrigua di mais di ciclo pieno (classe Fao 500-600) con investimenti superiori alle 10 piante/m² a confronto con l’interfila convenzionale (75 cm). La figura 1 evidenzia visivamente come tra l’investimento colturale standard e quello alto, se si riduce la larghezza dell’interfila, la distanza tra le piante sulla stessa fila rimane pressoché invariata (18 cm rispetto a 19), garantendo alla pianta un maggiore spazio a disposizione per uno sviluppo adeguato.
Più piante per metro quadro
I dati raccolti nel biennio di sperimentazione hanno mostrato un chiaro aumento della produzione di granella in seguito all'incremento dell’investimento colturale (grafico 1).
Tale aumento è stato significativo e più evidente, in media dell’8%, nel caso dell’interfila più stretta a 50 cm con 10,5 e 12 piante/m², per la più favorevole spaziatura tra le piante. Complessivamente, se si confronta il maggiore investimento a interfila stretta con quello convenzionale di riferimento (7,5 piante/m² a 75 cm), l’incremento produttivo è stato pari al 16%.
La tesi che ha previsto la semina di 12 piante/m² con una interfila di 50 cm, ha mediamente prodotto 17,7 t/ha, sebbene non si sia differenziata produttivamente dall'investimento a 10,5 piante/ m² (ANOVA P < 0,05).
Nelle condizioni ambientali e agronomiche in cui è stata condotta la sperimentazione, la densità finale di 10,5 piante/ m² applicata con interfila 50 cm si prospetta quindi la più interessante per ibridi di ciclo pieno o medio, garantendo un evidente ritorno economico in considerazione di costi superiori dovuti al maggior uso di semente e per le operazioni di semina e le cure colturali.
L’umidità della granella è risultata invece pressoché costante tra le varie tesi d’investimento, senza dare origine a differenze significative.
Tratto da “Mais ad alto investimento: l’interfila ridotta funziona” di Giulio Testa, Massimo Blandino e Amedeo Reyneri del Dipartimento di scienze agrarie, forestali e alimentari dell’Università degli studi di Torino