Una ricerca pluriennale svolta dall’Università di Torino ha dimostrato che l’aumento dell’investimento colturale è una pratica agronomica in grado di offrire un significativo incremento della resa produttiva nella coltura del mais in condizioni irrigue.
Riprendendo quanto pubblicato in un post precedente riportiamo i risultati di questa sperimentazione su scala aziendale.
Lo studio ha analizzato complessivamente 32 ambienti in condizioni aziendali nei quali si sono confrontate due tesi: la modalità di semina tradizionale con sesto a 75 cm e densità colturale di 7,5 piante/m² rispetto all’adozione di alti investimenti (superiori a 10 piante/m²) con una riduzione dell’interfila a 50 cm.
Riprendendo quanto pubblicato in un post precedente riportiamo i risultati di questa sperimentazione su scala aziendale.
Lo studio ha analizzato complessivamente 32 ambienti in condizioni aziendali nei quali si sono confrontate due tesi: la modalità di semina tradizionale con sesto a 75 cm e densità colturale di 7,5 piante/m² rispetto all’adozione di alti investimenti (superiori a 10 piante/m²) con una riduzione dell’interfila a 50 cm.
Lo schema sperimentale è stato a parcelloni ripetuti con due ripetizioni per ciascun parcellone di circa 1.000-2.000 m². Le varie condizioni agronomiche oggetto dello studio si riferiscono a diversi ambienti pedoclimatici, ibridi (appartenenti a classi Fao 500 e 600) e date di semina, quest’ultime comprese tra la seconda metà di marzo e la prima di maggio.
Risultati su scala aziendale
Il grafico 3 raffigura la variazione percentuale della produzione in granella ottenuta nelle 32 condizioni agronomiche oggetto del secondo studio passando dal sistema tradizionale di 7,5 piante/m² seminate su file distanti 75 cm a quello innovativo caratterizzato da 10,5 piante/m² e interfila a 50 cm.
L’utilizzo dell’alto investimento sull’interfila stretto ha determinato nel 90% dei casi (29 su 32) un vantaggio produttivo. Considerando i casi positivi, l’incremento medio è stato del 13,3%, con valori anche superiori al 20%.
L’aumento dell’investimento colturale ha influenzato i caratteri della singola pianta e della coltura come è riassunto nel grafico 4.
Le piante seminate fitte, trovandosi in condizioni di luce diverse (Sangoi et al., 2002), vengono stimolate fisiologicamente verso una maggiore crescita in verticale. Inoltre la maggiore fittezza colturale determina una chiara riduzione dell’area dello stocco (–9%), aumentando il rischio per stroncature della pianta.
Le foglie delle piante seminate in alta densità sono risultate complessivamente più piccole (–8%). Tuttavia, dato il maggior numero di piante, il LAI complessivo è aumentato del 23%. Mediamente la spiga in condizioni di alta densità è risultata pesare meno (–17%) per via del minore numero di cariossidi per rango (–10%) e per spiga (–8%), combinato a cariossidi più leggere (peso dei 1.000 semi del 6% inferiore).
A fronte di questi parametri, negativi per quanto riguarda la produttività della singola pianta, l’incremento di resa finale è spiegato dal maggior numero di cariossidi raccolte per unità di superficie.
Passando dal sistema di semina tradizionale a quello innovativo, infatti, l’aumento è stato del 23%, analogamente a quanto osservato per la superficie fogliare della coltura (LAI).
Tratto dall'articolo pubblicato su L'Informatore Agrario n. 45/2015 a pag. 45:
Mais ad alto investimento: l’interfila ridotta funziona
di G. Testa, M. Blandino e A. Reyneri - Università degli studi di Torino